Sono le prime ore di un’assolata domenica di fine maggio 2014,
eppure c’è uno strano fermento nel paese di Santo Stefano Belbo, in provincia
di Cuneo.
Già il pomeriggio del giorno prima, l’ex chiesa dei Santi
Giacomo e Cristoforo si era rapidamente stipata di bambini e adulti per lo
spettacolo in cui avevo raccontato l’importanza che ha per me la narrazione...
ma ora... maestre e professori che gesticolano, genitori e nonni che sorridono
orgogliosi, turisti incuriositi che fotografano, il sindaco e gli assessori che
sistemano le ultime cose, la navetta con il motore acceso pronta a partire... intorno
a loro centinaia di bambini e ragazzi con al collo un cartellino dove si legge: Guida e addosso una maglietta uguale per tutti dove, su sfondo bianco, si leggono
una grande M rossa che include una piccola A: Monumenti Aperti.
Eccoli, i più giovani cittadini di Santo Stefano Belbo nel
loro grande giorno di festa: per la prima volta saranno proprio loro a condurre
gli adulti a visitare i monumenti e i luoghi più importanti del paese natale di
Cesare Pavese.
È la festa conclusiva di un percorso che è durato l’intero
anno scolastico voluto dal Comune, dalla Fondazione Cesare Pavese, del CEPAM
(Centro Pavesiano Museo Casa Natale) e dalle Scuole dell’infanzia, Scuole
primarie e Scuola secondaria di primo grado dell’Istituto Comprensivo Cesare Pavese che hanno deciso di adottare la manifestazione Monumenti Aperti dell’Associazione
Culturale Imago Mundi Onlus.
Abbiamo cominciato a lavorare con gli alunni ad inizio anno
scolastico al progetto perseguendo un triplice obiettivo: far sentire la figura
e l’opera di Cesare Pavese più vicina alle nuove generazioni; provare, tramite l’entusiasmo
dei bambini e dei ragazzi, a coinvolgere sulla figura e l’opera di Pavese anche
le loro famiglie; raccontare nel suo ventennale la terribile alluvione del 1994
perché se ne possa mantenere sempre vivo il ricordo.
In tutto questo ho cercato di utilizzare lo strumento più
potente, quella facoltà che, a noi adulti, sembrava inalienabile ma che stiamo
perdendo e che bambini e ragazzi sentono invece vicinissima: la narrazione.
La narrazione è stata, per questo progetto che abbiamo
chiamato Le Parole della Bellezza, lo strumento cardine per mostrare e
valorizzare il prezioso patrimonio artistico e culturale di Santo Stefano
Belbo, rendendolo in questo modo vicino, godibile ed accattivante anche per bambini
e ragazzi.
Sono convinto, infatti, che a bambini e ragazzi interessino
prima di tutto narrazioni avvincenti e ben costruite, e che solo l’utilizzo di
un convincente story-telling consenta di trasmettere – con un coinvolgimento
non solo intellettivo, ma anche emotivo – informazioni storiche, artistiche e
culturali.
Ho così inventato un personaggio: il Serpente di Fango, e
con lui abbiamo spiegato l’origine e gli effetti dell’alluvione che nel 1994 ha
devastato le strade e le case di Santo Stefano Belbo, la biblioteca, i
manoscritti di Pavese... abbiamo voluto narrare ciò che era successo perché,
come recita l’incipit delle Mille e una Notte: La storia delle genti passate
serva da esempio alle generazioni future.
Ma nel contempo, si diceva, gli alunni hanno sperimentato
un’inaspettata vicinanza a Cesare ragazzo che, nel Belbo, andava a giocare con
l’amico Nuto, hanno sentito lo stesso amore di Pavese per le stesse colline e
per lo stesso fiume, perché nati – alunni e scrittore – dalle stesse radici. Come
direbbe Pavese: Che cos'è questa valle per una famiglia che viene dal mare,
che non sappia niente della luna e dei falò? Bisogna averci fatto le ossa,
averla nelle ossa come il vino e la polenta, allora la conosci senza bisogno di
parlarne.
E sono sicuro che quei bambini e ragazzi diverranno custodi
di quelle colline e di quel fiume, perché una domenica di fine maggio ne hanno saputo
raccontare – di fronte a visitatori adulti – non solo la storia ma anche
l'anima.
Li potete vedere qui, quei bambini e ragazzi, mentre
raccontano la casa natale di Cesare Pavese, la casa-falegnameria del suo grande
amico Nuto, la Fondazione Cesare Pavese, il torrente Belbo, la Cappella della
Madonna delle Rose...
E ne potete leggere i racconti sul sito www.monumentiaperti.com
dove scoprirete come Monumenti Aperti sia una splendida
ed efficace modalità di valorizzazione del patrimonio culturale che ha tagliato
il traguardo dei diciotto anni di attività, e come per la prima volta, proprio
con Santo Stefano Belbo, Monumenti Aperti si uscita dai confini della Sardegna.
Alla fine, la vera motivazione per questa audace impresa è l’amore per
la bellezza e per la narrazione: i racconti che abbiamo creato sono un invito a
viverle entrambe con intensità e con forza, a fronte di bellezze preconfezionate e narrazioni stereotipate che ci vengono continuamente
offerte.