sono Paolo e frequento la scuola primaria di san Giuseppe.
Ora sono in classe quarta A. Voglio raccontarti, cioè esprimere con le mie
emozioni e le mie parole, il tuo libro intitolato "Scrivila la
guerra".
Comincio dal fatto che sei stato molto bravo a farci
comprendere l'argomento da adulti, cioè la prima Guerra Mondiale. Hai iniziato
a leggere che già mi ha commosso la prima illustrazione; essa raccontava del
bambino che vedeva il padre in partenza per la guerra. Secondo me,
quest'immagine esprimeva questo: gli uomini si vogliono sacrificare per la
libertà della propria famiglia e l'indipendenza del paese in cui vivono, quindi
il papà del bambino è un po' un eroe.
Altre immagini mi hanno colpito il cuore: la prima è quando
i soldati tedeschi (anche se sarebbe più corretto dire i soldati dell'Impero
Austroungarico) sono entrati in casa del protagonista occupandola per
alloggiare e prendendo tutto quello che c'era da mangiare. Inoltre picchiavano
gli abitanti del villaggio per un piccolo motivo. Un'altra immagine è quando
senza motivo i tedeschi hanno buttato giù le campane della chiesa; secondo me,
l'hanno fatto per diffondere paura.
Mentre raccontavi, sono rimasto interessato anche alla scena
in cui il bambino aveva chiesto un pezzo di pane al comandante che stava
scrivendo una lettera; purtroppo il bambino l'aveva fatto sbagliare, perciò lui
gli ha tirato uno schiaffo così forte da sbatterlo contro il muro e farlo
sanguinare dal naso.
Invece è stato commovente quando i soldati tedeschi
nascondevano dietro alle loro gambe il bambino per fargli mangiare il loro
rancio.
Voglio esprimere il mio pensiero: la guerra è brutta perché
ci sono persone innocenti che vengono uccise.
Auguri di Buon Natale!
Paolo
Caro Luigi,
sono Sara G della classe 4^A di San Giuseppe. Ti scrivo
questa lettera perché volevo esprimere le mie emozioni provate durante il tuo
racconto.
Ho sentito che la guerra non è, come pensavo, solo
tristezza, morte e distruzione. Con la tua storia ho capito che anche i
vincitori possono cedere, perché finiscono il cibo con cui sfamarsi e possono
provare sentimenti di compassione.
Ricordo con tristezza alcuni momenti tragici del tuo
racconto, soprattutto la parte in cui il bimbo e la nonna erano distesi sul
letto quasi morti di fame. Il bambino diceva: - Nonna, ho fame!
E la nonna gli rispondeva: - Fiol, non ho nulla da darti.
Ad un tratto la nonna non gli rispose più. Il bambino
preoccupato allora mise sulla testa della nonna il cappello del papà, quello
elegante, che il papà gli aveva dato prima di partire per la guerra. Lui pensò
che la nonna se lo meritava, perché si era presa cura di lui e gli dava il suo
cibo.
A me ha fatto piangere, perché pensavo quel fatto potesse
accadere alla mia mamma.
A scuola abbiamo imparato una poesia sulla guerra simile al
tuo racconto.
Ti vorrei fare una domanda:
- Come mai hai voluto diventare uno scrittore?
Buone feste!
Sara
Caro Luigi,
sono Giulia e frequento la quarta elementare di San
Giuseppe.
Volevo congratularmi con il tuo libro: mi piace un sacco!
Volevo dirti inoltre che, se anche il tuo libro è adatto per
bambini un po' più grandi, tu ce l'hai fatto capire benissimo.
Voglio raccontarti anch'io ora come sono arrivata al teatro.
Quando mi giunse l'annuncio dalla maestra Luisa che andavamo all'Auditorium Vivaldi,
mi emozionai subito; quando però le maestre ci dissero che lo spettacolo
raccontava della guerra, mi fermai, poi mi risedetti al mio posto
"delusa".
Non volevo andare a vedere la guerra: mi fa paura.
Luisa ci disse il titolo del tuo libro "Scrivila la
guerra", ma al teatro bisogna ovviamente raccontarla.
Arrivò il giorno della partenza per l'Auditorium (30
Novembre) e io tutta emozionata mi misi in fila con i miei compagni. Partimmo a
piedi dalla scuola, eravamo due classi: 4^A e 4^B.
Raggiunto il teatro, aspettammo che finisse il primo
spettacolo.
Finalmente entrammo e mi sedetti nell'ultima fila, perché
non c'era posto più avanti; tuttavia vedevo bene lo stesso.
Quando iniziò lo spettacolo, mi feci ridere da matti, per
poi quasi piangere dalla tristezza.
Durante il racconto mi stavo commovendo da quanto è crudele
la guerra: i soldati tedeschi non davano da mangiare né a un povero bambino e
né a una povera anziana. Fu il cuoco poi, di nascosto, che gli dava la
minestra.
Concludo dicendoti che la guerra è brutta, anzi non vorrei
essere al posto di quei poveretti che hanno sofferto la guerra.
Cari saluti e abbracci.
Giulia
Caro Luigi,
sono Giorgio Alessio, frequento la classe 4^A della scuola
Guglielmo Marconi.
Ti voglio fare dei complimenti perché all'inizio del tuo
spettacolo ci hai fatto ridere per farci poi affrontare il più brutto
argomento, cioè la guerra.
Ti faccio i complimenti anche perché hai raccontato la
storia in modo comprensibile a noi bambini.
Adesso ti racconto un episodio che mi è piaciuto: quando il
bambino è andato a casa del nonno, che aveva fatto la polenta nera con il
mangime dei maiali. Avevano tanta fame perché i tedeschi avevano rubato i
maiali, le mucche, le galline del villaggio. Dalla fame il bambino ha mangiato quella polenta piena di vermi.
La parte più bella è stata la fine, quando la guerra è
finita e tutti urlavano e facevano festa. Tutti i soldati italiani ritornavano
con carri, tranne il papà del bambino che arrivò con un quaderno, dove aveva
riportato quello che gli era capitato in guerra e lo regalò al figlio perché a
sua volta raccontasse come aveva vissuto lui la guerra.
Dal diario del bambino tu hai scritto il libro.
Buon Natale!
Giorgio Alessio
Caro Luigi,
io sono Elisa, un'alunna di quarta elementare; sono un'allieva
delle maestre Maria Grazia e Vanessa.
La maestra Maria Grazia è quella che ti ha chiesto la
dedica; la maestra Vanessa è la signora che dicevi essere al posto del bambino
di prima elementare.
Il tuo libro è bellissimo anche se fa piangere. Mi è piaciuto
molto la scena in cui i soldati tedeschi aiutano il bambino a prendere il cibo.
Da questo ho capito che a tutti non piace la guerra, neanche
ai tedeschi.
Secondo me, l'illustratrice con i suoi disegni e i colori
usati è riuscita a farci comprendere le parti stupefacenti del libro e quelle
parti sgradevoli.
Il risultato della storia da te scritta e delle
illustrazioni è un libro splendido e bellissimo.
Grazie per averci portato in un viaggio a volte triste ma
molto istruttivo.
Arrivederci. Saluti di Buon Natale!
Elisa
Caro Luigi,
sono Vassily, frequento la scuola primaria di San Giuseppe,
la 4^A.
A me è piaciuto il libro che hai portato al teatro, perché
l'hai raccontato bene anche se era un libro per bambini un po' più grandi di
noi; tuttavia l'ho capito benissimo.
Hai fatto vedere le immagini che con i disegni e con i loro
colori illustravano in modo adeguato i momenti della storia.
Ho provato tristezza perché non si fa male ai bambini.
Mi hai fatto pensare alle canzoni di Micheal Jackson, che
parlano di pace, e ai grandi uomini come Martin Luther King, Gandhi e Nelson
Mandela che hanno dato la loro vita per la pace, contro ogni forma di violenza.
Purtroppo c'è ancora la guerra in molti paesi!
L'episodio più bello è stato quando le guardie nascondevano
dal generale, dietro le loro gambe, il bambino affamato.
Quando ti ho visto, mi sono sorpreso perché è molto raro
vedere uno scrittore; anche mio nonno è uno scrittore ma fa un altro genere di
libri.
Per finire vorrei chiederti: - Sei nato alla fine del razzismo
contro i neri?
Ti saluto. Buon Natale.
Ciao Vassily
Caro Luigi Dal Cin,
sono Matteo, ho nove anni e in questo momento mi trovo a
scuola, nella classe 4^A.
A me personalmente non piace la guerra, quindi non volevo
venire al tuo spettacolo; ma tu l'hai raccontata in modo da farcela capire.
Adesso proverò a dirti come ce l'hai esposta tu.
Il racconto avviene nella PRIMA GUERRA MONDIALE; il
protagonista è un bambino con la sua famiglia.
Il bambino era triste perché suo papà era andato in guerra e
la mamma era a Torino per lavorare.
Il bambino aveva ancora la nonna, che lo faceva pregare ogni
sera, perché suo papà tornasse. Ogni volta quando dormiva, diceva
"fame" e la nonna sconsolata non rispondeva perché i tedeschi avevano
preso tutto, ma lo stringeva a sé.
Il giorno seguente il bambino trova un soldato stanco che
mangiava un'arancia e, quando il soldato lo vede, gli dà degli spicchi da
mangiare.
Alcuni giorni dopo non trovò più il soldato.
Anche altri soldati nascondevano il bambino durante il
rancio e il cuoco gli dava il cibo e il bambino a sua volta lo portava alla
nonna.
La cosa segreta del mangiare andò avanti per un po'.
Quando la guerra finì, tornarono tutti i papà tranne lo zio.
Il suo papà gli diede un diario dove aveva scritto tutto
quello che aveva vissuto in guerra. Anche il bambino scrisse quello che lui
aveva vissuto mentre i suoi genitori erano lontani.
Auguri di Buon Natale!
Matteo
Caro Luigi,
sono Manuel e frequento la scuola di San Giuseppe.
Non mi sono molto divertito al tuo spettacolo. Per me
infatti la guerra non si dovrebbe fare: in guerra non ci sono né vinti né
vincitori.
Mi ha fatto arrabbiare la violenza del generale tedesco
contro il bambino quando l'ha spinta addosso al muro.
Per me, se non c'era tutta questa guerra, la storia sarebbe
stata più simpatica.
Ti faccio i miei complimenti perché sei un bravo scrittore e
hai fatto un bel libro, magari non tanto comprensibile per la nostra età.
Complimenti anche alla tua collaboratrice Simona, che ha
illustrato con dei disegni stupendi il tuo libro. Per favore, falle i
complimenti.
Tanti saluti.
Manuel
Caro Luigi Dal Cin,
mi chiamo Lorenzo e frequento la 4^A di San Giuseppe.
A me è piaciuto tanto il libro, anche se è molto triste.
Mi è piaciuto più di tutto quando racconti che la guerra era
finita. Mi ha fatto divertire la prima parte quando stavi scherzando; mi hai
fatto un sacco ridere.
Il libro è stato molto triste, perché parlava di un bambino
che stava morendo di fame e che ha dovuto mangiare la polenta nera, di solito
viene data ai maiali, e la corteccia per sfamarsi.
Mi è piaciuto quando parli dell'uomo che stava mettendo
sottoterra dei semi e, vedendo il bambino prenderne venti, glieli ha lasciati
portare alla nonna.
Mi ha commosso la scena nella quale il bambino ha dato il
cappello alla nonna perché respirava piano. Era il cappello portafortuna del
suo papà partito per la guerra, ma ora ne aveva bisogno la nonna.
Mi ha colpito quando hai parlato dello zio Tonino che diceva
che la guerra era bella, ma invece è brutta. Purtroppo alla fine del conflitto
lo zio non è più tornato.
Saluti.
Lorenzo
Caro Luigi,
sono Alice, frequento la scuola di San Giuseppe, classe 4^A.
Ho nove anni e volevo parlarti del tuo spettacolo "Raccontala la
guerra".
All'inizio tu mi hai fatto ridere, però ho capito che lo
stavi facendo apposta perché sapevi che dopo sarebbe stato triste la storia.
Quando hai cominciato a rappresentare il libro, io e la mia
amica Laura ci siamo strette la mano perché avevamo paura.
Quando è comparsa l'immagine con gli animali della fattoria,
alcuni bambini della mia classe si sono messi a ridere, ma io non ci trovavo
nulla da ridere, perché gli abitanti del villaggio e il bambino morivano dalla
fame.
Quando hai narrato del bambino affamato e del soldato che
gli dava il suo rancio, mi sono commossa.
Ho avuto molta paura nella parte in cui il bimbo chiedeva al
comandante tedesco del pane. Lui gli ha
dato uno schiaffo. Il bambino è andato addosso al muro e gli è uscito sangue
dal naso.
Poi alla fine ero felice perché la guerra era finita.
Per me la guerra è bruttissima!
Auguri di Buon Natale!
Alice
Caro Luigi,
sono Awah Melody, frequento la scuola primaria di San
Giuseppe, classe 4^A. Del racconto che ci hai letto, mi ha colpito che i
soldati, anche se erano nemici, hanno aiutato il bambino lasciando che si
mimetizzasse dietro le loro gambe per poter mangiare il loro rancio.
I soldati, infatti, si erano accorti che il bambino e sua
nonna soffrivano la fame come loro e in tutti i modi hanno cercato di aiutarli.
Il loro comandante, invece, aveva messo le mani addosso al
bambino solo perché gli aveva chiesto del pane e l'aveva fatto sbagliare con la
penna.
Il bambino non è un qualunque bimbo, ma come un grande ha
pensato alla propria nonna, alla quale era affidato mentre i genitori erano lontani,
dandole il cappello, che prima di andare in guerra il papà gli aveva donato
come portafortuna.
Alla fine della storia mi è dispiaciuto che insieme ai suoi
genitori non sia tornato a casa anche lo zio Tonino.
Ho notato che sei riuscito ad interpretare la voce della
nonna.
Complimenti!
Anche se il libro non è adatto alla nostra età, ce l'hai
fatto comprendere.
Per curiosità volevo domandarti: - Come mai non hai
raccontato il diario del papà?
- Come mai hai preferito narrare il diario del bambino?
Aspetto una tua risposta.
Il tuo spettacolo, per me, è stata una delle più belle
esperienze della mia vita.
Saluti.
Melody
Caro
Luigi,
frequento
la 4^A della scuola primaria di San Giuseppe.
Sono
un bambino che durante lo spettacolo ha fatto il birichino, tuttavia ho
ascoltato bene lo stesso.
Mi ha
colpito quando hai letto la scena in cui il bambino stava indicando la pancia e
la bocca al comandante dei tedeschi perché aveva fame.
Il
tedesco stava scrivendo; poiché il piccolo protagonista l'ha disturbato, l'uomo
gli ha dato uno schiaffo. La nonna, vedendo il nipote che sanguinava dal naso,
gli ha urlato: - Vigliacco!
I
soldati, invece, erano gentili e cortesi con il bambino, perché lo nascondevano
dal cattivo comandante mentre il cuoco gli dava da mangiare.
Dopo
un po' il protagonista è andato nel bosco e ha trovato un soldato che mangiava
un'arancia e, vedendo il bambino affamato, il soldato gliel'ha donata.
L'illustratrice
in questa scena ha colorato lo sfondo di nero perché c'erano la paura e la
tristezza; con questo colore, infatti, voleva far capire le emozioni che
provava il bambino.
Luigi,
mi hai commosso con il tuo spettacolo triste e a volte allegro.
La
guerra è sempre brutta perché vengono uccise persone innocenti.
Con
affetto,
Nicolas
Caro Luigi,
sono un bambino della scuola primaria di San Giuseppe.
Ti scrivo attraverso questa lettera per parlarti del tuo
spettacolo, tratto dal tuo libro stupendo e ricco di informazioni.
La prima scena, in cui il bambino abbracciava il suo papà,
era molto commovente: suo padre doveva partire per la guerra e, sapendo che
poteva morire, gli ha dato il suo cappello come portafortuna.
Poi mi ha colpito la scena in cui i tedeschi occupano la
casa del bambino, gli rubano tutto: frutta, verdura, pane... fanno cadere
persino suo nonno.
Ma anche i tedeschi sono persone e così aiutano il piccolo
dandogli di nascosto la minestra e la patata che mangia con la nonna.
Ora ti faccio delle domande:
- Se non avessi letto quel diario, come sarebbe stata la
storia?
- Come ti è venuta l'idea di raccontare la guerra?
Ciao e inventa altre storie, che noi della classe 4^A siamo
pronti a leggere.
Ciao, Luigi.
Francesco
Caro Luigi,
sono Luna Celeste, frequento la scuola a San Giuseppe, la
classe 4^A.
Ti scrivo per dirti che il tuo libro è molto bello,
soprattutto la scena in cui il soldato tedesco ha dimostrato compassione per il
bambino affamato; infatti ha messo il manico alla sua scodella, così il piccolo
non si scottava più quando il cuoco gli dava la minestra di nascosto.
In questo modo il bambino e la nonna mangiavano qualcosa.
Non mi è piaciuto affatto quando racconti del comandante che
scriveva e del bambino che era andato da lui per chiedergli un po' di pane.
Purtroppo il bambino l'ha fatto sbagliare a scrivere e il
soldato l'ha spinto verso il muro. Quando è arrivata la nonna, l'ha portato
fuori dalla stanza ed è stato triste vedere il piccolo con il sangue uscire dal
naso.
Ti sei impegnato molto per scrivere quel libro!
Ora ti saluto e ti auguro un Buon Natale!
Luna
Caro Luigi,
sono Emma e frequento la scuola elementare di San Giuseppe,
sono nella classe 4^A.
Quando sono arrivata con i miei compagni all'Auditorium per
assistere al tuo spettacolo, all'inizio ci siamo messi tutti a ridere perché
cominciavi a presentarti dicendo che non si può iniziare un testo o un racconto
con "allora".
Quando hai incominciato a narrare il tuo libro, subito sono
stata interessata. Ho pensato, infatti, che sarebbe stato ricco di informazioni
utili per il nostro futuro.
Dunque il tuo spettacolo mi è stato di gradimento.
La mia parte preferita è stata quando la guerra è finita e
Fiol, il nomignolo con cui la nonna chiamava il bambino, ritrova il papà che
era in guerra e lo abbraccia.
Ma dello zio di Fiol non c'è più nessuna traccia.
Ti saluto e ti auguro Buone Feste!
Emma
Caro Luigi,
sono Rebecca e frequento la scuola primaria di San Giuseppe.
Ora, che mi sono presentata, vorrei raccontarti alcune scene
del tuo spettacolo che mi hanno colpito.
Mi è piaciuto molto il tuo inizio felice, allegro e
sorridente.
Mi è piaciuto inoltre l'argomento della tua storia
nonostante fosse un po' triste, perché della guerra avevo già paura.
Le scene che ritengo più interessanti, anche se mi hanno
fatto quasi piangere, sono: la prima è quella in cui i soldati tedeschi
uccidevano il maiale e buttavano a terra il povero nonno ridendo.
Oppure quella in cui il comandante dei soldati stava
scrivendo e il bambino gli ha chiesto un po' di pane perché aveva fame, ma per
sbaglio gli ha fatto fare un errore. Così l'uomo gli ha dato uno schiaffo
fortissimo tanto che l'ha fatto sbattere addosso al muro facendogli uscire
sangue dal naso.
Ho provato sollievo nelle scene finali quando finisce la
guerra e i soldati italiani tornano e la sera ballano, cantano e festeggiano.
Tra questi c'è anche il padre del bambino, però nessuna traccia del povero zio
Tonino.
Penso che il tuo spettacolo ci ha ricordato che non in tutti
i paesi c'è la pace e quindi sappiamo che noi al momento siamo fortunati.
Bene, caro Luigi, ora ti saluto.
Rebecca S
Caro Luigi,
sono Rebecca e frequento la scuola primaria di San Giuseppe.
Ora, che mi sono presentata, vorrei raccontarti alcune scene
del tuo spettacolo che mi hanno colpito.
Mi è piaciuto molto il tuo inizio felice, allegro e
sorridente.
Mi è piaciuto inoltre l'argomento della tua storia
nonostante fosse un po' triste, perché della guerra avevo già paura.
Le scene che ritengo più interessanti, anche se mi hanno
fatto quasi piangere, sono: la prima è quella in cui i soldati tedeschi
uccidevano il maiale e buttavano a terra il povero nonno ridendo.
Oppure quella in cui il comandante dei soldati stava
scrivendo e il bambino gli ha chiesto un po' di pane perché aveva fame, ma per
sbaglio gli ha fatto fare un errore. Così l'uomo gli ha dato uno schiaffo fortissimo
tanto che l'ha fatto sbattere addosso al muro facendogli uscire sangue dal
naso.
Ho provato sollievo nelle scene finali quando finisce la
guerra e i soldati italiani tornano e la sera ballano, cantano e festeggiano.
Tra questi c'è anche il padre del bambino, però nessuna traccia del povero zio
Tonino.
Penso che il tuo spettacolo ci ha ricordato che non in tutti
i paesi c'è la pace e quindi sappiamo che noi al momento siamo fortunati.
Bene, caro Luigi, ora ti saluto.
Rebecca S
Caro Luigi,
sono Laura e frequento la classe 4^A della scuola primaria
di San Giuseppe.
Ti voglio dire che mi è piaciuto tanto il racconto del tuo
libro.
La parte che mi ha colpito di più è quando il capitano
tedesco aveva dato uno schiaffo al bambino perché l'aveva fatto sbagliare
mentre scriveva su un foglio. Il piccolo voleva solo un pezzo di pane.
Mi è piaciuto come l'illustratrice ha espresso con i colori
gli sfondi e i disegni; soprattutto la scena nella quale i soldati nascondevano
il bambino dietro i loro stivaloni, così poteva procurarsi della minestra.
La parte che mi ha fatto invece intristire è quando i
soldati buttavano per terra il nonno del bambino.
Alla fine, quando era finito il racconto, pensando a quel
bambino che moriva di fame, ho capito che è meglio non sprecare il cibo.
Grazie, Luigi, e buone feste!
Laura
Domande per Luigi
- Luigi, come sei diventato uno scrittore?
- Lo sfondo dell'illustrazione dei soldati che nascondevano
il bambino dietro i loro stivali era di un verde chiaro, Simona l'ha scelto
perché è il colore della speranza?
Caro Luigi,
sono Sara C, frequento la scuola primaria di san Giuseppe e
ho assistito coi miei compagni al tuo spettacolo.
A me è piaciuta la parte iniziale che ci ha fatto ridere per
affrontare poi la storia triste.
Le scene che mi hanno fatto piangere sono state: quando la
nonna e il bambino erano a letto e non riuscivano a dormire dalla fame.
ll bambino ha dato il cappello del papà, a cui era molto
affezionato, alla nonna perché respirava male.
L'altra scena è quando il comandante ha dato uno schiaffo al
bambino che gli chiedeva solo un pezzo di pane e, purtroppo, l'ha fatto
sbagliare mentre scriveva.
Le immagini avevano il colore grigio, anzi nero come la
morte.
Nel vederle stavo per nascondermi sotto il giubbotto.
Ci sono state altre scene molto toccanti; per esempio quando
i soldati nascondevano il bambino vicino alle loro gambe in modo che potesse
mangiare il loro rancio.
L'illustratrice per evidenziare la felicità del momento ha
usato il colore verde.
Penso che la guerra è orribile, paurosa.
Però tu ne hai saputo parlare bene e ci hai raccontato cose
vere e terribili in modo delicato.
Cordiali saluti e Buone Feste.
Sara
Salve Sig. Luigi,
sono Andrea Viola, frequento la scuola primaria di S.
Giuseppe e sono un'alunna della classe 4^A.
Ora vorrei esprimere le mie emozioni sullo spettacolo
"Raccontala la guerra".
Io non lo definirei proprio uno spettacolo, ma una lettura
espressiva. Di solito nella rappresentazioni teatrali ci sono più persone che
recitano storie già inventate oppure ideate da loro.
Avrei gradito vedere delle persone recitare come in tutti
gli spettacoli.
Ciao.
Andrea
Caro Luigi Dal Cin,
sono Rebecca H, frequento la scuola a San Giuseppe, nella
classe 4^A.
Il racconto che ci hai letto è stato triste e io stavo per
piangere, perché c'erano scene dolorose.
La scena che mi è piaciuta di più è stata quando i soldati
tedeschi nascondevano il bambino dietro le loro gambe dal generale, in modo che
il piccolo affamato potesse mangiare la minestra.
L'episodio che mi è dispiaciuto di più era quando la nonna e
il nipotino sentono dei rumori alla porta, la nonna va a vedere e lascia il
piccolo nella stanza con una luce al petrolio. Erano i soldati tedeschi che
avrebbero poi occupato la loro casa e avrebbero mangiato tutto quello che
avrebbero trovato.
Mi ha molto commossa questa scena perché mia nonna è morta e
non ha potuto raccontarmi questa esperienza, ma ora so come si sarà sentita
male.
Cordiali saluti e Buon Natale.
Rebecca