Un mio articolo dal titolo
La Staffetta di Scrittura su
Andersen numero 340 - marzo 2017.
La Staffetta di Scrittura
Dal 2004 Bimed organizza un progetto di
scrittura collettiva capace di coinvolgere, partendo da incipit
d’autore, oltre settecento classi in giro per l’Italia.
di Luigi Dal Cin
Prendete l’Italia, tutta intera…
fatto? Prendete ora la scuola italiana… fatto? Prendete le scuole
italiane di ogni ordine e grado che lavorano nel sud, nel centro, nel
nord Italia: ciascuna con le proprie peculiari caratteristiche,
ciascuna con il proprio percorso… fatto? Prendete, nell’anno
scolastico 2015-2016, settecentoventi classi di queste scuole:
ciascuna con le proprie peculiari caratteristiche, ciascuna con il
proprio percorso… fatto? Prendete – insieme ai loro docenti –
diciassettemila alunni circa: ciascuno con le proprie peculiari
caratteristiche, ciascuno con il proprio percorso… fatto? Prendete
un manipolo di scrittori, di tutor e di coordinatori… fatto? Ecco:
mescolate con cura… con grande cura, eh! Fatto? Ora servite tutto
sullo stesso piano, quello della condivisione, e farcitelo con un
obiettivo comune: quello dell’invenzione narrativa e della
scrittura… fatto?
Fatto: è la Staffetta di Scrittura che
dal 2004 viene realizzata nelle scuole di tutta Italia da Bimed –
Biennale delle Arti e delle Scienze del Mediterraneo – associazione
di enti locali, con sede a Salerno, nata nel 1997 da un progetto
sperimentale del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, in
accordo con il Ministero della Pubblica Istruzione, ideato per
rendere cultura ed educazione scolastica occasioni di crescita del
meridione italiano.
Dunque, si fa così: uno scrittore
scrive un incipit-stimolo che viene inviato agli alunni di una classe
e all’insegnante con il compito, insieme al tutor che seguirà
l’intero percorso, di dare vita al primo capitolo. Questo primo
capitolo passerà subito dopo a un’altra classe di una scuola di
un’altra zona d’Italia (ma anche all’estero) che sia lontana
dal contesto geografico e culturale della classe precedente, e così
di seguito sino all’ultima classe, la decima, che dovrà scrivere
l’ultimo capitolo. Seguirà l’editing finale e la pubblicazione
definitiva dell’intero racconto che sarà consegnata a ciascun
alunno partecipante.
Su tutto poi immaginate di spolverare i
grandi momenti di incontro d’inizio e fine percorso in luoghi come
– quest’anno scolastico – Salerno, Torino, il Cilento,
Moncalieri, le Isole Tremiti…
Alla fine, allora: quale bontà si
svela? Quale sapore si risveglia? Quale profumo si spande?
Il gusto dell’incontro, innanzitutto:
incontro con alunni e docenti lontani dal proprio contesto geografico
e culturale, ma anche incontro tra gli alunni della stessa classe.
Per poter scrivere il proprio capitolo, infatti, è fondamentale che
alunni e insegnanti leggano e si immedesimino nel capitolo scritto
dalla classe precedente, sperimentando così emozioni e idee nate in
un contesto lontano dal proprio: un esercizio concreto che insegna a
prendere il punto di vista dell’altro. Si scopre così un comune
partecipe sentire, pur nella diversità degli ambienti culturali che,
nella narrazione, si manifestano in diversità di paesaggi, di
situazioni climatiche, di abitudini di vita. La Staffetta di
Scrittura offre in questo modo una possibilità di dialogo con
l’altro in condizioni di evidente diversità senza che però
avvenga alcuno scontro, perché lo scopo comune è quello di
costruire insieme un racconto che funzioni complessivamente e che
complessivamente crei fascino in chi leggerà. Con tale comune
obiettivo, saranno spesso proprio gli elementi di diversità a
diventare fonti di ricchezza per il racconto, oltre che occasioni per
mettere in discussione il proprio mondo. Ma poi, per poter scrivere
il capitolo che è stato loro affidato, gli alunni devono incontrarsi
anche all’interno della propria classe affrontando una narrazione a
più voci che deve necessariamente prevedere una disponibilità ai
contributi di ciascuno, per arrivare a una sintesi collettiva,
condivisa e concordata. Ci si educa così all’ascolto,
all’alterità, alla reciprocità, al decentramento dei punti di
vista, al rispetto, alle modalità di decisione democratica:
attraverso il gioco della narrazione e della scrittura. E alla fine
del lavoro sul proprio capitolo, ogni gruppo di alunni, nell’inviare
il testo alla classe successiva, invita generosamente dei coetanei
sconosciuti che abitano in un luogo lontano a entrare nel proprio
mondo, a interagire con la propria storia, fidandosi della loro
capacità creativa di portare avanti il testimone della narrazione
senza farlo cadere.
Ma il gusto dell’incontro è un
aspetto tangibile anche nei grandi momenti collettivi di inizio e
fine staffetta quando ci si conosce, ci si rincontra, ci si
riconosce: ci si sente parte tutti di un’unica grande famiglia,
insieme allo staff salernitano e ad Andrea Iovino, il pater della
Staffetta. Alla fine ci si abbraccia, anche: come buoni compagni di
viaggio che si conoscono bene perché hanno compiuto un bel pezzo di
strada insieme. Di più: che hanno saputo comprendere e vivere il
punto di vista dell’altro.
C’è poi, in tutto questo, il gusto
della narrazione e della scrittura: il rapporto con le parole e con
quell’arte del racconto che appartiene all’intera umanità,
dunque ad ogni popolo, dunque ad ogni cultura. La narrazione e la
scrittura nella Staffetta diventano una reale occasione di
comunicazione e di condivisione. E, forse, questo percorso porta
alunni e docenti a una maggiore consapevolezza sul fatto che, per
narrare e scrivere bene, è necessario leggere molto e leggere buoni
libri, molto esercitarsi, essere dubbiosi, provare e riprovare,
seguire molteplici strade narrative per ritornare al punto di
partenza e cercarne, instancabili, di nuove ancor più imprevedibili
e convincenti, diventare sempre più curiosi delle tecniche di
scrittura.
Al termine del percorso si spande
allora il profumo felice della soddisfazione nel vedere il proprio
capitolo parte vitale della pubblicazione finale, in cui ciascuno ha
cercato di dare il meglio di sé: pubblicazione da prendere in mano,
sfogliare, mostrare con orgoglio, conservare.
“Ma allora anche tu quest’anno hai
fatto la Staffetta!”, “Non ci vedevamo dall’incontro a Salerno
dell’anno scorso, ricordi?”, “Fortuna che c’è la
scrittura!”, “Fortuna che ci siamo incontrati!”, “Il tuo
incipit quest’anno chi l’ha scritto?”, “La mia classe si è
appassionata: non credevo, sai?”, “Anche la mia collega si è
appassionata: non credevo, sai?”, “Mi puoi dare la tua email?”,
“Ci vediamo alle Tremiti? Ce la farai a portare la tua classe anche
quest’anno?”.
E per finire? Per finire: sempre ‘na
tazzulella ‘e cafè al bar, gustata con intensa soddisfazione, come
rito di incontro e di condivisione, come occasione per narrare sempre
qualche piccola storia che vale la pena ascoltare. Come per fortuna
ancora accade.