mercoledì 14 febbraio 2018

Come ant daunce wyt me in Irlaunde


In vista del seminario che terrò domani, 15 febbraio 2018, presso la National University of Ireland a Galway nell'ambito del corso Italian Children's Literature and Culture del College of Arts, Social Sciences & Celtic Studies - School of Languages, Literatures and Cultures - Research Master di Italian e laurea in Children's studies vi riporto un testo che avevo scritto ormai una quindicina di anni fa come introduzione a una raccolta di fiabe irlandesi, e che ho ritrovato per l'occasione:


Della sacra terra d’Irlanda
di
Luigi Dal Cin

Icham of Irlaunde
Ant of the holy londe
Of Irlaunde.
Gode sire, pray ich the,
For of Saynte Charite
Come ant daunce wyt me
In Irlaunde.

(ballata popolare irlandese, XIV secolo)

(Io sono irlandese | della sacra terra | d’Irlanda. | Buon signore, ti prego | per il Santo Amore | vieni a ballare con me | in Irlanda.)

Quante volte ho ballato con gli esseri fatati del Sidhe, sulla sommità erbosa delle colline, nelle profondità dei laghi, nelle pozze del fiume, o ancora oltre il mare, nel Tìr-na-n-Og, la Terra dell’eterna giovinezza, verso cui salpò anche Brandano con i suoi monaci.
E, rapito da incantamento, sono diventato anch'io della 'sacra terra d’Irlanda'.
Di quella sacra terra dove si vive l’esperienza quotidiana con la piena consapevolezza che nel contempo esiste un’altra realtà oltre a quella della semplice apparenza. E la si può incontrare in luoghi solitari.
Dove, in certi momenti dell’anno o in certi luoghi paradossali, il tempo è come sospeso e ha il valore dell’eternità.
Dove l’amore è per sempre, e le parole per raccontarlo suonano dolci e piene di meraviglia.
Dove ciò che è bello può sempre acquistare maggiore bellezza e si benedicono i cigni selvatici dopo aver ascoltato un buon racconto.
Dove, Beside the Fire – direbbe Douglas Hyde – tutto il paese si ritrova alla sera per narrare: uomini e donne, vecchi e bambini, per un momento di intenso scambio, di stupore, di poesia, di antica identità.

Tutto questo (e molto altro oro prezioso di folletto) è giunto fino a noi attraverso le fiabe, le leggende, i racconti popolari.
Perché, come dice William Butler Yeats, “il racconto popolare è in realtà la più antica delle aristocrazie del pensiero; e poiché rifiuta tutto ciò che è passeggero e banale, ciò che è soltanto abile e grazioso, con la stessa sicurezza con cui rifiuta la volgarità e la menzogna, e poiché ha raccolto in sé i pensieri più puri e indimenticabili delle generazioni, costituisce il terreno su cui affonda le radici ogni grande arte” (The Celtic Twilight, 1893). E nessun’altra nazione al mondo ha raccolto le proprie fiabe con una tale devozione come l’Irlanda.
Sì, devozione.
Come quando i due angeli custodi di San Patrizio lo invitano ad ascoltare gli antichi racconti dei Fianna e a farli tramandare, perché si riveleranno un grande piacere per le compagnie e gli uomini nobili, fino alla fine dei tempi.

Con il tempo sono diventato uno scrittore di libri per ragazzi.
La mia passione per la narrazione, la fiaba, il mondo fantastico trova la sua fonte proprio là, nelle antiche storie e fiabe irlandesi.
Allora, vieni anche tu, buon lettore, ti prego “vieni a ballare con me nella sacra terra d’Irlanda”.