10. Shahrazàd
racconta
E alla fine di questo
lungo viaggio in giro per il mondo cosa possiamo dire?
Credo possiamo affermare
che, di fronte alle fiabe, qualsiasi sia il nostro paese, la nostra
storia e la nostra cultura d'origine: siamo tutti accomunati dagli
stessi sentimenti, sogni, desideri, paure, perché le fiabe sanno
raccontare ciò che è fondamentale e immutabile nell'animo umano.
E credo possiamo affermare
che, nella nostra cultura occidentale, l’incontro tra la modernità
massmediatica e il racconto fiabesco sembra aver messo in crisi
quest’ultimo: in confronto a culture di altre zone del mondo è
come se ci fossimo da tempo privati di una facoltà che sembrava
inalienabile: la capacità di scambiare esperienze.
Ridare valore alla
narrazione fiabesca significa invece tornare alla ricostruzione
paziente di una coscienza storica collettiva, alla comunicazione
interpersonale di esperienze significative anche tra generazioni
differenti, all’ascolto dell’altro, per promuovere una vera
dignità narrante, slegando dal produttivismo economico il valore
delle persone e delle esperienze, avvicinando così identità
diverse.
“Perché
ci racconti fiabe che finiscono bene? Quando nel mondo reale le cose
spesso finiscono male?”.
Allora cito ai bambini un
personaggio che sa evidenziare benissimo da sé la forza della
narrazione: è Shahrazàd, un personaggio delle Mille e una notte.
All’inizio della sua
vicenda c’è un re, Shahriyàr, straziato dal tradimento della
moglie. Sconvolto dal dolore e dal desiderio di vendetta ordina che
ogni sera gli venga portata nuova una fanciulla che poi, di notte,
immancabilmente, uccide.
Il popolo inorridito
comincia a fuggire.
Chi resta è Shahrazàd,
la figlia del visir: si dice abbia letto più di mille libri nella
biblioteca del padre.
Si offre al re Shahriyàr
per salvare la vita delle altre ragazze.
Il re accetta, ma poi
viene la notte e, anche per lei, il momento di essere uccisa.
Shahrazàd allora chiede
al re di potergli prima raccontare una storia.
Il re, incuriosito,
accetta.
Shahrazàd racconta, e
racconta, e intanto arriva l’alba. E di giorno il re si deve
occupare delle faccende del regno: “Per ora ti faccio salva la vita
– le dice – perché voglio sapere come finisce la tua storia, poi
la prossima notte ti ucciderò”.
Ma ogni notte Shahrazàd
inizierà una nuova storia e, prima che sia terminata, ogni volta
sopraggiungerà il mattino e dovrà interromperla.
E ogni volta il re giurerà
di farle salva la vita finché non avrà ascoltato il resto del
racconto.
Penso se lo sia chiesto
anche Shahrazàd: “Che senso ha raccontare una storia di fronte a
questo re che mi vuole uccidere, di fronte a tutto questo male?”.
Ma poi Shahrazàd si fa
forza, e comincia a raccontare: le storie che Shahrazàd narra in
quelle milleuno notti buie, salvano non solo la sua vita, ma quella
di tutto il popolo.
Salvano il futuro
dell’intero regno.
Salvano anche lo stesso re
che alla fine si pentirà della propria vendetta omicida, annullerà
la condanna a morte fin lì tenuta sospesa, s’innamorerà di
Shahrazàd e saprà di nuovo gioire della vita.
Le fiabe narrate da
Shahrazàd sospendono, così, la condanna a morte.
Ma io credo che tutte le
narrazioni sospendano la nostra condanna a morte.
Quelle fiabe sospendono il
tempo.
Ma io credo che tutte le
narrazioni, il tempo lo sospendano, anzi, credo che facciano scorrere
dentro di noi il tempo di tutti gli uomini che hanno gioito e
sofferto come noi.
Le storie narrate fanno
così vivere in noi il tempo dell’intera umanità.
E credo sia per questo che
l'incipit delle Mille e una notte recita così: ‘Queste fiabe vi
vengono raccontate perché la storia delle genti passate serva da
esempio alle generazioni future’.
Shahrazàd e il re
di Luigi Dal Cin
Dentro una notte di nero senza stelle
dentro un deserto, da solo in un
palazzo
c’era un re triste che aveva gli
occhi spenti,
c’era un dolore che lo aveva reso
pazzo.
Così ogni sera sposava una ragazza,
così ordinava di portargli le più
belle,
ma poi di notte, ogni volta, le
uccideva
dentro le notti di quel nero senza
stelle.
Di notte in notte, la notte era più
buia
dentro a quel buio non filtrava più
alcun raggio
finché la figlia del visir si fece
forte:
il re e la notte affrontò col suo
coraggio.
Dentro una notte di nero senza stelle
c’è una ragazza che comincia a
raccontare
la notte passa, il re la ascolta
affascinato:
c’era la notte, ma ecco il sole che
compare.
La luce entra finalmente nel palazzo
che non è ancora terminata quella
storia:
“Io non ti uccido se finisci questa
notte,
e quel finale, che non so, tieni a
memoria”.
Ma ogni notte Shahrazàd ha nuove
storie
che mille e una ne conosce, e tutte
belle,
così la morte soffia via come una nube
e resta terso il luccichio
di mille stelle.