Luigi Dal Cin
Sulle ali del condor
Fiabe dal Cile
Fiabe dal Cile
Franco Cosimo Panini Edizioni, Modena, 2016, in collaborazione con Fondazione Štěpán Zavřel.
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Sulle ali del condor –
fiabe dal Cile
di Luigi Dal Cin
Il Cile è il paese più lungo e
stretto del mondo: si estende per circa 4200 km passando per il
Tropico fino quasi al Circolo Polare, mentre la sua larghezza varia
da un minimo di 40 a un massimo di soli 400 km raggiungendo in breve,
dal livello del mare, altezze di migliaia di metri. Una tale varietà
ambientale ha una rispondenza nella molteplicità delle differenti
popolazioni native che si sono adattate a questi differenti territori
e nella molteplicità delle loro culture, successivamente innestate
con l’espansione dell’Impero Inca, la devastante conquista
spagnola e, in tempi moderni, la grande ondata migratoria europea.
Cercando di risalire ai nuclei narrativi più antichi, ‘Sulle ali
del condor’ vuole presentare la
vivace molteplicità delle narrazioni tradizionali del Cile. Il
titolo del libro prende spunto da La ragazza venuta dal cielo
(Incas) in cui un giovane coltivatore di patate s’innamora di una
ragazza–stella che gli ruba il raccolto: per raggiungerla nel regno
celeste volerà sul dorso di un condor. Imperniato simbolicamente
sull’incessante relazione tra l’al di qua e l’al di là, nel
suo viaggio sperimenterà passaggi vitali: terra/cielo,
indifferenza/amore, infanzia/età adulta, morte/vita, umano/divino,
rivelando tra le righe residui di antichi riti di iniziazione, come
l’automutilazione. Sempre alla tradizione Inca appartiene il
suggestivo mito de La creazione del sole e delle stelle dove
il dio Viracocha suscita il sole dallo sguardo di Inti, l’uccello
sacro che custodisce sotto le palpebre il giorno e la notte, e
accende le stelle dallo sguardo di Titi, il puma dagli occhi di
rubino. Altro racconto sulla creazione è quello di Elal, il primo
bambino (Tehuelches) che, con l’aiuto degli animali,
fugge dalla terra dei giganti per fondare la terra degli uomini:
poterà loro il fuoco, l’arte della caccia, del cuoio... concluso
il suo compito volerà verso Occidente facendo emergere dal mare le
innumerevoli isole della costa del sud. Kai Kai e Treng Treng
(Mapuches) invece spiega con la lotta dei due mitici serpenti
primordiali la causa dei terremoti che coinvolgono le regioni andine
mentre Il terribile Cherufe (Mapuches) dà conto della
concomitante attività vulcanica spesso drammaticamente affamata di
vite umane. Il grande guanaco bianco (Diaguitas) presenta la
misteriosa figura di Yastay, protettore degli animali della montagna,
che si manifesta sotto forma di un grande guanaco bianco oppure di un
piccolo dio con una mano morbida di lana, per accarezzare, l’altra
mano dura di piombo, per castigare. Mamma pehuén è invece un
suggestivo racconto dei Pehuences che dai pehuén, i pini araucaria,
fondamentali per la loro sopravvivenza, hanno preso il nome. Infine,
dall’Isola di Pasqua, L’uovo della vita (Rapa Nui) narra
della tradizione dell’Uomo Uccello che, rischiando la propria vita
per il bene di tutti, offre al dio Make Make il primo uovo dell’anno,
simbolo della rinascita della primavera.
(da Luigi Dal Cin, Catalogo de Le immagini della fantasia, Mostra Internazionale di Illustrazione per l'Infanzia, 34^ edizione, Sarmede)