L'ultimo numero (n. 34/2020) di Quaderni di Didattica della Scrittura - la rivista semestrale che si occupa di insegnamento e apprendimento della scrittura - contiene un mio lungo articolo dal titolo: 'Per una didattica della descrizione'.
Ecco l'abstract:
Cos’è una descrizione? C’è differenza tra un esercizio di osservazione e un esercizio di descrizione? Perché vi è la percezione negli studenti che alcune descrizioni blocchino la narrazione e dunque, nella lettura, siano da saltare? Si può ancora distinguere ‘testo descrittivo’ e ‘testo narrativo’, oppure ogni ‘testo descrittivo’ non può che essere anche ‘testo narrativo’? Dopo aver analizzato le possibili cause di una certa insofferenza che gli studenti della scuola italiana manifestano nei confronti della descrizione, l’autore individua tre fondamentali elementi di cui essere consapevoli per un’efficace didattica della descrizione per gli alunni di oggi: ‘La descrizione deve essere funzionale alla narrazione’; ‘Una buona descrizione deve attivare tutti i sensi del lettore’; ‘Mostra, non dichiarare: Show, don’t tell’.
Ecco l'incipit:
“Cos’è una descrizione?” ho chiesto per molti anni durante gli incontri-spettacolo che ogni anno mi portano in giro per le scuole d’Italia a confrontarmi con decine di migliaia di alunni nelle realtà in cui vivono.
Finché, un giorno, un ragazzino di una classe quinta di scuola primaria mi ha risposto: “La descrizione è quella parte del libro che bisogna saltare!”.
Non ho più osato chiedere nulla.
Avevo ricevuto la risposta che cercavo: il punto di vista sulla descrizione da parte di un alunno particolarmente sincero.
Credo non si possa far finta di niente di fronte a questa affermazione che, in fondo, intuiamo avere una qualche verità sia per alcuni dei nostri studenti sia, forse, anche per alcuni di noi e la nostra esperienza di lettori.
Credo che un’efficace didattica della descrizione non possa non interrogarsi onestamente riguardo all’affermazione di quell’alunno. [...]