Collaboro con Monumenti Aperti dal 2013, a Cagliari, in tutta la Sardegna, in Piemonte e nel 2017 ho voluto provare a portare l'esperienza di Monumenti Aperti anche a Ferrara, la mia città. Non sapevo cosa sarebbe successo: è come trapiantare un albero maturo con radici ormai profonde che arriva dalla Sardegna, ho pensato. Avrebbe preso nella mia terra? Avrebbe messo nuove radici? Avrebbe dato frutto? In questi anni ha dato molto frutto: a Ferrara, grazie anche all'apporto di Ferrara Off Teatro che si occupa dell'organizzazione mettendo in campo le proprie speciali competenze teatrali, e grazie all'impegno di migliaia di alunni e dei loro insegnanti, siamo già arrivati alla sesta edizione.
Qual è il mio compito di scrittore in tutto questo? Dal 2013 ho ideato e condotto per Monumenti Aperti un progetto di scrittura e narrazione che ho chiamato 'Le parole della bellezza' e, per i più piccoli, 'Lo sguardo che crea'. Penso infatti che la narrazione sia uno strumento fondamentale se vogliamo rendere vicino e vivo anche per bambini e ragazzi il prezioso patrimonio artistico e culturale delle nostre città. La semplice informazione storica, artistica, culturale infatti attiva la conoscenza, attiva l'aspetto logico e mnemonico dei bambini, la narrazione invece attiva anche l'aspetto emotivo e affettivo. E le nostre vite in genere cambiano non quando riceviamo più informazioni, ma quando ci commuoviamo. Le informazioni sono molto importanti, ma la narrazione fa qualcosa di più: ci emoziona, ci fa provare affetto. E se proviamo affetto ci sentiamo anche responsabili.
Come ogni anno ho voluto così proporre alle insegnanti e ai loro alunni dei suggerimenti di scrittura e narrazione - per ciascuno dei monumenti prescelti - che sono stati utilizzati dalle classi per realizzare la manifestazione che avrà luogo in presenza sabato 22 e domenica 23 ottobre 2022.
Nella nostra cultura l’incontro tra modernità massmediatica e la narrazione è avvenuto da tempo, e sembra aver messo in crisi quest’ultima. È come se ci fossimo via via privati di una facoltà che ci sembrava inalienabile: la capacità di raccontare, di scambiare esperienze. In questo senso, dare valore alla narrazione significa invece tornare alla ricostruzione paziente della coscienza storica, alla comunicazione interpersonale di esperienze significative, anche tra generazioni diverse, significa in fondo tornare all’ascolto dell’altro; per promuovere una reale identità narrante, slegando dal produttivismo economico il valore delle persone e delle esperienze.
Tutto questo per fornire strumenti alle giovani generazioni, perché possano chiedersi, insieme a noi: qual è il futuro che vogliamo per la cultura delle nostre città?
Borges scriveva che “il futuro è inevitabile, ma potrebbe anche non accadere”. Ciò che a volte ci sembra perduto nella cultura della nostra società credo riservi in sé la risorsa di una salvezza che può svelarsi proprio attraverso lo sguardo e la narrazione dei più giovani: sono certo che il seme della narrazione dei bambini possegga, proprio in sé, e in questo periodo più che mai, una profonda potente forza salvifica. Anche per noi adulti.