Un'appassionata recensione a cura di Arletta Fonio Grubiša degli incontri-spettacolo che ho tenuto a Pola, in Croazia, per il Festival del libro per ragazzi Monte Librić, pubblicata su La Voce del popolo quotidiano italiano dell'Istria e del Quarnero.
L'intero articolo: QUI.
Grande
e potente, ingombrante e prorompente, al punto da mettere in crisi e
a rischio di frana i requisiti del fiabesco allestimento montato
sopra il palcoscenico della Comunità degli Italiani di Pola, lo
scrittore Luigi Dal Cin si è reso ieri protagonista di una delle
migliori performance mai proposte nell’ambito dell’evento
fieristico, che celebra il libro per l’infanzia. Le sue due
repliche dell’incontro-spettacolo sono state seguite da quella che
potremmo ben chiamare una giovane Comunità Nazionale Italiana
dell’istro-quarnerino nel suo piccolo.
Allievi
delle scuole elementari italiane venuti da Pola, Fiume, Parenzo,
Rovigno e Valle si sono lasciati impigliare dalle maglie di una rete
birbona, dalla pedagogia severa, altrettanto quanto bonaria,
spassosa, comica e commovente in simultanea per oltre un’ora di
intrattenimento trascorsa a mozzafiato. Al bando il classico
scrittore ben composto che parla di sé e della propria conquista del
mondo dell’editoria, qui si è aperta generosamente la porta a dei
protagonisti non previsti dalla locandina: scolari, insegnanti e
altri astanti “vittime” del godibilissimo marchingegno
didattico-teatrale architettato da Luigi Dal Cin.
[...]
Il
potere dell’interpretazione
Nel
caso nostro, però, l’onore al merito va a Liana Diković,
curatrice – assieme a Tamara Brussich – del programma italiano
“Più che una storia” finanziato dall’Unione Italiana, che ha
sudato le proverbiali camicie per catturare Luigi Dal Cin e
portarcelo a Pola. Come ha fatto a convincerlo? Semplicemente,
dicendo con orgoglio che le nostre scolaresche se lo meritano.
L’arguzia ad inizio spettacolo è sbucata per gioco sciorinando
parole con intelligenza per lasciar scoprire l’intelligenza delle
parole, l’apparente banalità degli scioglilingua da presa in giro,
la smorfia e lo sberleffo onomatopeico più irriverente propinato ad
un pubblico che si è sbellicato dalle risa pregustando la libertà
di applaudire la finta maleducazione, lo schiaffo al perbenismo e
alle cose che fanno inorridire, fino la lode all’ignoranza di cui
non ci si deve vergognare, ma da cui ognuno si può salvare scoprendo
la bellezza magica delle parole, del libro e della produzione
letteraria avvicinabile da lettori e da scrittori.
Letteratura
e divertimento
Ci
si è dilettati con un po’ di tutto l’altra mattina, a suon di
falsi immaginari (scrittori “veri” con calamaio, chiusi nella
polvere di uno studio in cima ad una torre); burle dedicate ai
ragazzini tutti rap dal camminare di gorilla con l’artrite;
bestie-peluche spudoratamente lanciate sopra ai ragazzini; sguardi
d’intesa rivolti alle maestre. Di tutto di più. Il bello della
condivisione è culminato lasciando posto sul palcoscenico alle
giovani vittime pescate dalla gradinata, invitate a mettersi alla
prova, ad affiancare l’interprete/scrittore, a dare un saggio di
danza tipicamente istriana (ed ecco le mosse da epidemia ispirate a
Baby Lasagna) ecc. E dopo delle divertentissime considerazioni
caricaturali sciorinate a spese degli editori, personaggi spesso
inquietanti per qualsivoglia scrittore, l’incontro è culminato con
una “drammatica” confessione. Purtroppo, Luigi Dal Cin da
giovanissimo scolaro era “somaro in lingua italiana”. Senza
offesa, l’ha detto lui. Non fosse stato per una storia di pirati
che l’ha condotto al polo opposto, fino ad un successone letterario
come pochi se lo possono sognare. La pozione magica per tutto questo
è una sola e si chiama “libro”, quell’oggetto stupendo che (a
differenza di TV, tablet, PC, cellulare), libera la fantasia, crea
scioltezza di pensiero, cittadini consapevoli, uomini che vincono le
guerre con le parole, perché le sanno usare…