Potete leggere QUI la recensione a cura di Roberta Favia di Sulla porta del mondo appena pubblicata su Teste fiorite.
Un estratto:
[...] I 20 racconti cono tenuti insieme da
una cornice autobiografica, in senso narrativo, che ci accoglie prima
del primo capitolo e che ci fa sentire la voce narratore (l’autore
se volete ma qui bisognerebbe discernere un pochino tra i ruoli della
comunicazione letteraria e non mi pare il caso di andare così nel
dettaglio) nell’atto di decidere come porsi al lavoro per riportare
a casa le storie.
"Alzo lo sguardo dal foglio bianco.
Fisso la valigia che ieri ho posato
davanti alla mia scrivania.
È una vecchia valigia di cartone
pressato.
Apparteneva a mio nonno.
Con quella valigia mio nonno Lorenzo è
emigrato, molto lontano, oltre oceano".
Così prende avvio la narrazione, con
un processo di avvicinamento del passato al presente, con una
confessione narrazione tra autore e lettore, con un io caldo che
cerca di avvicinare le distanze geografiche e temporali, un io che
attraversa tutti i racconti, regione dopo regione, nome dopo nome,
per tenere il tutto insieme e ricordarci che queste, singole storie,
sono una parte importante della Storia di una nazione.
Il tentativo, a mio modo di vedere
riuscito, è quello di non rendere mai la narrazione didascalica e
pedissequa ma di dare calore e colore alle singole vite ed in questo
il narratore con il suo passato narrativo fonde il ruolo di chi tesse
una storia, di chi racconta le storie perché esse diventino parte
della storia di chi ascolta o, come in questo caso, di chi legge.
'Sulla porta del mondo' è
indubbiamente un libro di storie del passato ma al tempo stesso è
indubbiamente un libro che parla del presente riportandoci alle
tantissime vite che si muovono tra i Paesi in cerca di una vita
migliore con il rischio di non trovarla affatto.
'Sulla porta del mondo' è una raccolta
di racconti che si leggono per il piacere di farlo, sulla scrittura
dei quali non pesa affatto la spinta divulgativa storica da cui il
libro nasce e questa è indubbiamente la cosa che a me interessa più
di tutto: la letteratura di divulgazione storica è indubbiamente
quella che soffre di più, nell’ambito della produzione di
non-fiction, quella che paga il prezzo più alto nella diffidenza di
chi vi si avvicina (perché vorrebbe restarci lontano ritenendo la
cosa non lo riguardi) ed anche nella minore capacità di innovazione
dei linguaggi letterari con cui si prova a saltare il gap e
avvicinare presente e passato. Usare la forma narrativa, con una
buona tenuta di costruzione un’intensità di linguaggio importante,
con il calore della narrazione, per raccontare la Storia credo sia la
strada giusta, le storie al servizio della Storia ma con in mezzo
un’altra “disciplina”, se vogliamo a fare il gioco (francamente
sorpassato e stantio) delle materie scolastiche, quella della
scrittura, della lettura, della letteratura che si pone al servizio
della narrazione di storie vere divenendo letteratura non di fiction
ma di non-fiction.
Chissà quando i confini tra l’una e
l’altra, tra la fiction e la non-fiction finalmente si sfumeranno
fino a quasi a scomparire lasciando solo la valutazione della qualità
del processo di narrazione e costruzione di testi e di immagini
laddove presenti in maniera significativa.
Per il momento siamo lontani, mi pare,
la storia più di qualsiasi altra “materia”, forse, e anche per
questo ci teniamo 'Sulla porta del mondo' come un buon libro a cui
fare riferimento in questo ambito per raccontare la nostra storia
nazionale, un’altra rispetto alle prosopopee nazionalistiche. […]
Volete leggere 'Sulla porta del mondo',
racconto per racconto, per raccontare una Storia? Volete leggerlo per
vedere come funziona la cornice narrativa in una raccolta di
racconti? Volete prendere spunto per una scrittura mimetica che
racconti una storia di emigrazione nella vostra città/regione?
Potete farlo! 'Sulla porta del mondo' è
un libro che sa fare il suo dovere e accoglierà a braccia aperte il
lettore e la lettrice con qualsiasi intenzione vi si avvicini!
[completa la lettura: QUI]